“Quelli che sognano ad occhi aperti sono a conoscenza di molte cose che sfuggono a chi sogna addormentato.” Edgard Allan Poe

L’incontro con Fiorella Vair e le sue fotografie è stato immersivo. Le sue parole così intime e appassionate nel descrivere le sue immagini, e la fiducia cieca, amorevole e appassionata con cui crede che la fotografia possa curare l’anima, mi hanno stupita.
Mi parla dei suoi viaggi e delle vacanze con la sua famiglia, i primi scatti seguiti dalla passione del padre, un bel banco di prova sicuramente, ma nella sua iconografia è completamente assente l’aspetto ludico e vacanziero.
Presenza umana e naturale si scambiamo continuamente ruolo, fino a confondersi in un abbraccio dettato dal reciproco sostentamento, quasi una linfa vitale.
Uomo e Natura: malvagia, infida, bellissima e consolatoria, rappresentano il nostro lato oscuro e il suo opposto. Anche se nelle immagini di Fiorella la luce non compare molto spesso; e quando arriva tenta di volare su un campo di grano, entra in una stanza piena di nuvole e scale, si abbatte sul pavimento stremata e pensierosa.
Tutto il resto è oscurità o meglio semioscurità, per scavare in quel limite fragilissimo e impercettibile della nostra esistenza nella quale, come dice lucidamente Edgard Allan Poe per citarlo ancora una volta: “Siamo destinati per sempre a  stare in equilibrio sul confine dell’eternità senza il tuffo definitivo nell’abisso”.
Fiorella guarda alla sua e alla nostra vita, ci troviamo piccola cosa al confronto della potenza della natura che ci può anche soffocare; ci troviamo indifese chiuse nel nostro guscio troppo stretto incapaci di aprirci al mondo; vogliamo volare, sognare, nuotare, ma il naufragio di leopardiana memoria, non è così dolce.

Il malessere contemporaneo può ancora sciogliersi nel romanticismo? Ritroveremo la Bellezza? Siamo lucidi sappiamo da dove arriva il nostro male di vivere e che dobbiamo combattere, ma sappiamo  che l’unica arma possibile è quella del cuore, leggermente segnato su una carta da gioco, trattenuto nelle mani con molta tenerezza.

Ecco, la Gothic Novel per me finisce qui. Non ha un happy end, ma ci lascia un po’ di quiete e aggiunge una pausa di riflessione e tanta tenerezza dopo tanti turbamenti. Un perturbante viaggio nel nostro inconscio dis-velato, fuori dalla solitudine  per ritrovarci un po’.